MEIS - MUSEO NAZIONALE DELL’EBRAISMO ITALIANO E DELLA SHOAH | FERRARA (FE)
COMMITTENTE:
Ministero Dei Beni e Delle Attività Culturali e Del Turismo
INTERVENTI:
Restauro e Recupero funzionale dell’edificio esistente per esposizioni temporanee
Nuovo edificio di ingresso al museo, bookshop e ristorante
Nuovo edificio per esposizioni permanenti
Allestimento museale
MEIS - MUSEO NAZIONALE DELL’EBRAISMO ITALIANO E DELLA SHOAH | FERRARA (FE)
Il progetto del nuovo Museo Italiano dell’Ebraismo e della Shoah è il risultato di un concorso internazionale bandito dal Ministero dei Beni Culturali ed Architettonici nel 2011 e vinto dallo STUDIO ARCO in associazione con STUDIO SCAPE di Roma. Il luogo prescelto per il concorso è l’ex carcere di Ferrara, situato nei pressi della Darsena ed affacciato sugli storici Rampari, fortificazioni cinquecentesche della città. L’amministrazione comunale attualmente ha in progetto anche un vasto piano di riqualificazione dell’area in adiacenza al carcere, rimasta storicamente marginale. Tale circostanza amplia la portata del progetto, in quanto assegna al nuovo museo un ruolo strategico di polarità urbana, che avrà il compito di riconnettere porzioni estese di tessuto urbano. E’ su questa valenza urbanistica che è impostato il progetto, che propone il ribaltamento funzionale e figurale dell’ex carcere da brano chiuso e sottratto alla città a luogo attrattore e dalla forte valenza collettiva.
Il progetto prevede la conservazione dell’edificio principale del carcere, di cui viene mantenuta l’organizzazione interna a ballatoio, ed il suo inserimento all’interno di quattro edifici SHOAH contemporanei, di cui uno sul fronte di via Rampari e tre sul lato di via Piangipane. L’architettura leggera e trasparente degli edifici di nuova costruzione si contrappone alla gravità e stereometrica massa dell’ex carcere. Ciononostante, i nuovi volumi si integrano a livello funzionale alla preesistenza, ponendosi in continuità con il percorso museale in essa contenuto. Il primo edificio ospita l’accoglienza progetto ed i servizi quali bookshop, caffetteria e ristorante. Da esso si accede al corpo compatto dell’ex carcere che ospita al piano terra uno spazio a doppio volume per esposizioni temporanee ed ai due piani successivi il centro di documentazione ed il museo dei bambini. Il blocco centrale consente l’accesso ai quattro edifici di pianta rettangolare che contengono il vero percorso museale. Tali edifici, unitamente a quello d’ingresso, sono concepiti come i libri del Pentateuco, che raccoglie i primi cinque volumi della Bibbia ebraica. L’architettura è a pianta libera, sostenuta da strutture sottili e delimitata da superfici vetrate. Il percorso museale si sviluppa su tre piani collegati tramite scale centrali, costituite da una leggera struttura in acciaio, e mediante slittamenti dei solai che aprono prospettive inattese e sorprendenti da un piano all’altro. I numerosi salti di quota caratterizzano lo spazio e rendono unico l’allestimento museale, completamente interattivo. L’importanza della parola e della lettera nella cultura ebraica ci ha indotto a trattare le superfici dei “volumi-libri” in modo particolare. Tali superfici, infatti, sono costituite da lastre di acciaio su cui sono impressi brani tratti dalla genesi e dal talamud e scelti dal comitato scientifico del museo. I caratteri di stampa sono incisi su una lastra di acciaio inox e sostenuti tramite speciali sistemi di sospensione. In tal modo l’ombra proiettata dalla luce, naturale ed artificiale, compone le parole dei testi sacri. L’edificio non intende mimare pedissequamente esempi celebri quali la biblioteca S.Genevieve di Labrouste, bensì si propone di accentuare l’aspetto sacro della parola e del segno. Un altro obiettivo che il progetto si prefigge è il mantenimento del rapporto di scala degli spazi interni ed esterni. A tale scopo sono state conservate le vecchie mura del carcere, nonostante siano state aperte per ampi tratti, in particolare in corrispondenza dell’attraversamento del giardino acquatico che circonda l’edificio. Le bucature nelle mura perimetrali ridefiniscono il rapporto tra interno ed esterno in quanto lo spazio pubblico che circonda il museo all’interno delle mura attraversa le brecce e si estende al di fuori di esse, rimodellando i terrapieni dei rampari di S.Marco fino a connettersi ai nuovi spazi urbani previsti nel progetto ex Darsena.